GAYCS, UN CALCIO ALLA DISCRIMINAZIONE

di Susanna Mantioni
 
 
Valorizzazione delle differenze e inclusione nel mondo del calcio: l’esperienza della Fortitudo Calcio 81
 
Si chiama Fortitudo Calcio 81 ed è una delle prima squadre di calcio italiane ‘gay-friendly’. Nata nel 2015 per contribuire a contrastare l’ostilità che il mondo calcistico spesso dimostra nei confronti dell’omosessualità, la Fortitudo Calcio 81, squadra vice campione degli Euro Games di Helsinki nel 2016, fa parte della divisione LGBT di AICS, e della “European Gay & Lesbian Sport Federation”.
Che il rapporto fra calcio e omosessualità sia da sempre molto controverso, lo testimoniano alcuni casi eclatanti, come quello dell’inglese Justin Fashanu. Centrocampista del Nottingham Forest negli anni ‘80, Fashanu, primo giocatore di calcio dichiaratamente gay, fu per tutta la carriera vittima di vessazioni omofobiche. Quando decise di fare coming out, vendendo l’esclusiva al “Sun”, venne emarginato dal mondo sportivo e disconosciuto dal fratello John, anche lui calciatore di successo. Accusato di violenza sessuale, si tolse la vita il 3 maggio 1998, a soli trentasette anni.
Certo, da allora molto è cambiato: il 17 maggio 1990 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha cancellato l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali, definendola per la prima volta «una variante naturale del comportamento umano». Oggi quella data viene ricordata come “Giornata mondiale contro l’omofobia”.
Il cammino per la decriminalizzazione dell’omosessualità è stato lungo e tortuoso nel mondo occidentale e, ancora oggi, la battaglia per il riconoscimento dei diritti di gay e lesbiche non è conclusa. Nonostante l’adozione recente di una legge sulle unioni civili, in Italia manca ancora un provvedimento normativo per il contrasto all’omofobia e alla transfobia: l’unica proposta di legge al riguardo, che ha come primo firmatario il Sottosegretario Ivan Scalfarotto, dopo essere stata approvata alla Camera, è ferma in commissione Giustizia al Senato, ormai dal 2013.
La consapevolezza che lo sport abbia un ruolo imprescindibile nella diffusione della cultura dell’inclusione è alla base della mission della Fortitudo, felice caso di integrazione tra atleti con diverso orientamento sessuale. Ne fanno parte, fra gli altri, Daniele Recchia, in qualità di Presidente dell’omonima associazione che incarna lo spirito della squadra; Luca Genovesi con il ruolo di vice Presidente; Fabio Cialfi, segretario; Fabio Bonali e Matteo Pace, in qualità di consiglieri.
«Fortitudo significa forza in latino, non solo fisica ma anche d’animo – ci ha spiegato il Presidente, Daniele Recchia. Il nostro desiderio è quello di essere una squadra di calcio forte, sia in campo che fuori. Ci impegniamo affinché chiunque venga a giocare con noi si senta parte di una famiglia, senza che l’orientamento sessuale possa essere motivo di discriminazione. Sappiamo che è difficile parlare di certi temi nel mondo del calcio. Dalle realtà amatoriali a quelle professionistiche, l’omosessualità viene spesso vissuta come un vero e proprio tabù. È per questo che vogliamo far conoscere la genuinità del nostro progetto, che speriamo possa contribuire a squarciare questo velo di silenzio. Recentemente abbiamo lanciato sul web una campagna di raccolta fondi per partecipare ai prossimi World Out Games di Miami. E in un video spieghiamo la nostra filosofia: ‘Le differenze ci uniscono, uniti facciamo la differenza’».
Non vi è dubbio che le organizzazioni in cui viviamo e lavoriamo sono sempre più complesse ed eterogenee, per provenienza etnica, età, orientamento sessuale, fede religiosa. La diversità non è dunque solo un elemento con cui è necessario fare i conti, ma è anche e soprattutto una risorsa. Valorizzare le differenze significa contribuire a costruire una società più giusta e più inclusiva. Si direbbe anche più vincente, a giudicare dai successi riscossi dalla Fortitudo sui campi di calcio.
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